Alla ricerca della prossimità

Il termine prossimità, fino a qualche anno fa, destava perplessità. Addirittura, gli addetti alla comunicazione ne sconsigliavano l’utilizzo, non intravvedendo un significato immediato. Invece ora questa parola ha assunto un valore concreto, di senso, amplificato più volte anche dalle parole di Papa Francesco: “Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima”.

Di questa evoluzione è figlia la Biennale della Prossimità che, dopo le edizioni di Genova, Bologna e Taranto animerà Brescia dal 10 al 12 giugno: tre giornate che “combinano riflessione, testimonianze, convivialità, arte e molto altro”, come hanno spiegato gli ideatori e organizzatori Gianfranco Marocchi e Georges Tabacchi, curatori di Alla ricerca della prossimità. Il libro è stato presentato martedì 26 ottobre a Binaria, il centro commensale del Gruppo Abele a Torino, e raccoglie le interviste sulla questione prossimità rivolte a venti “saggi”, come vengono definiti dagli autori: economisti, sociologi, pedagogisti, appartenenti al clero.

“Possono apparire mondi variegati e diversi – specifica Marocchi – eppure il punto in comune che unisce tutte queste persone con percorsi sociali, culturali e professionali diversi è il ragionamento che c’è alla base della prossimità; seppur con parole diverse, tutti convergono verso il senso della prossimità. Nello specifico, abbiamo domandato loro di definire la prossimità, come sia possibile l’incontro tra prossimità, servizi e istituzioni, come sia possibile sostenere la prossimità e, in ultimo, le criticità insite in essa”.               
Torino è la prima città – seguiranno Genova, Aosta, Bologna prima di arrivare a Brescia – che ospita la presentazione del libro che, di fatto, fa da volano alla prossima Biennale. Come si colloca il capoluogo piemontese nei confronti della prossimità? “Il settore è veramente complesso – ammette Simona Sordo, in rappresentanza della Fondazione Compagnia San Paolo che, insieme con la Fondazione Da Sud, è lo sponsor principale della Biennale e del volume – ma possiamo definire tre assi lungo i quali le attività dedicate e rivolte alla prossimità si collocano: spazi fisici, relazioni e azioni intese come partecipazione attiva. La prossimità è un aspetto imprescindibile del processo di trasformazione da spazio fisico, luogo a comunità. Ne sono un esempio le Case di Quartiere, realizzate con il sostegno della Compagnia nell’ambito del bando Insieme andrà tutto bene. Una realtà che coniuga prossimità fisica con il contrasto alla povertà alimentare. Così come le Case della Salute nascono da un dialogo con la Regione e l’Asl”.

A conclusione dell’incontro, Gianfranco Morocchi e Georges Tabacchi hanno spiegato che la “prossimità deve essere intesa come un pezzo del welfare, avendo la capacità di anticipare i bisogni. La Biennale della Prossimità nasce anche con questo spirito. Siamo consapevoli dell’esistenza di alcune resistenze pregiudiziali mentali, ma lavorare insieme su questi temi sta diventando più immediato e veloce. L’eredità maggiore della Biennale è data però dalla gioia di incontrarsi, costruendo insieme nuove realtà di prossimità”.

Previous
Previous

Droghe e riduzione del danno, una piccola difesa non richiesta

Next
Next

“Curare il singolo è curare la comunità”: in Emilia Romagna medico di base per i senza fissa dimora