Della salute mentale di ieri, oggi e domani. Dai manicomi a Basaglia, da Basaglia alla post-pandemia.

Nell’opaco passato del periodo precedente al 1968 non esisteva qualcosa come una concezione di salute mentale.

Eravamo invece in presenza di un confine confuso tra malattia e stigmatizzazione. I manicomi, luoghi misteriosi erroneamente etichettati come centri di cura, si rivelavano prigioni, testimoni di una comprensione distorta e di stereotipi radicati nella cultura dell’epoca.

Gli “ospiti” erano soltanto “matti”, de-umanizzati in toto, senza una storia di vita, senza identità, privi di diritti e di qualunque caratteristica che li rendesse esseri umani. Dovevano essere allontanati dal vivere comune ed essere dimenticati. Lontani dagli occhi, lontani dal cuore (semi-cit.)

La narrazione storica si sposta poi verso la rivoluzione del 1968 e gli anni seguenti, un periodo di svolta delineato dalla visione audace di Franco Basaglia. Durante questa fase, gli istituti psichiatrici sperimentarono una trasformazione culturale, aprendo le porte a un cambiamento di prospettiva, dal trattamento della malattia al riconoscimento dell’individuo.

L’opportunità di questo cambiamento segnò l'inizio di una nuova era nella gestione della salute mentale, evidenziando l’importanza del coraggio di sfidare lo status quo radicato. In quel periodo, segnò una svolta l’uscita del documentario I giardini di Abele di Sergio Zavoli, il quale si limitò a intervistare i “matti” restituendogli un’umanità perduta e per certi versi maggiore di quanti li volevano relegati in tali istituti.

Quel documentario e le parole proferite dagli intervistati nei giardini circostanti il manicomio di Gorizia ebbero un’enorme risonanza nella società civile e, a testimonianza di ciò, un giovane Luigi Ciotti decise di rinominare il gruppo Gioventù impegnata in Gruppo Abele.

Se è facile leggere nel passato traiettorie di trasformazione e miglioramento, oggi ci troviamo di fronte a sfide altrettanto complesse nonostante il futuro non appaia roseo. La stigmatizzazione persiste, e molte persone in difficoltà esitano ancora nel cercare aiuto, nonostante gli anni della pandemia e dell’apparente neo-consapevolezza rispetto alla centralità della salute mentale.

L’impegno nell’affrontare questi problemi è parte integrante del percorso verso una comprensione più profonda e una gestione olistica della salute mentale, dove l’azione di rete di pubblico e privato, benché riconosciuta da decenni come la modalità più efficace d’intervento, risulta ancora farraginosa per non dire assente. 

La rivoluzione di Basaglia ha rappresentato un’opportunità, cogliendo la quale si è mutato il corso della storia della salute mentale, ma la necessità di progresso e miglioramento è più che mai presente oggi. Nonostante l’apparente consapevolezza diffusa a proposito dell’importanza dell’accesso a servizi di supporto alla salute mentale, è necessario rilevare la difficoltà nel tradurre un’idea in politiche concrete ed efficaci.

Notizie che recitano:

La ricerca di uno psicologo si conferma per il secondo anno consecutivo come la necessità più sentita dagli italiani, registrando un incremento nelle richieste dell'11% rispetto al 2022 e sottolineando così un'attenzione sempre maggiore verso il benessere mentale 

non solo dovrebbero essere considerate come la fotografia di bisogni ormai assodati e non sempre soddisfatti, ma come il punto di partenza per l’apertura a nuovi Giardini di Abele.

Approfondisci la storia della relazione tra Basaglia, Zavoli e Gruppo Abele

Previous
Previous

Psicoterapia e intelligenza artificiale: Sostituzione o integrazione?

Next
Next

Elon Musk e l’uso di droghe: Una questione di libertà o di salute pubblica?