Comunità accoglienti: non perdiamo mai di vista l’importanza della formazione

Marzia Perrone (Università della Strada Gruppo Abele) e Giulia Comoletti (Fondazione Somaschi) all’assemblea CNCA 2022


Cosa ci fanno in video-call all’ora dell’aperitivo un abruzzese, una siciliana, una laziale, una emiliana, una piemontese, una veneta e qualche lombardo?

Iniziano così le migliori barzellette, ed effettivamente di risate ce ne siamo fatte. Il clima è stato fin da subito conviviale e immediatamente, nonostante l’ambiente virtuale, tutti hanno raccontato con entusiasmo scampoli delle loro esperienze. L’obiettivo di quegli incontri online era tutt’altro che uno scherzo: Alessia Pesci ci aveva convocati per leggere e commentare, con spirito critico e propositivo, il documento politico redatto in occasione dei 40 anni del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza. Era importante dare spazio al contributo dei “giovani” operatrici e operatori degli enti (associazioni, fondazioni, cooperative, imprese sociali…) che fanno parte della grande rete nazionale del coordinamento comunità accoglienti. Certo ci sarebbe  da chiedersi “si è ancora giovani a 35 anni?”. Molti di noi non erano nati quando quell’avventura era iniziata sotto la presidenza di Luigi Ciotti oltre 40 anni fa, ma non divaghiamo. 

Ci siamo messi all’opera, la prima cosa che abbiamo sottolineato coralmente è stata che essere operatrici sociali nel nostro quotidiano significa promuovere e difendere strenuamente i diritti, in primo luogo per quelle fasce di popolazione che troppo spesso non riescono ad accedere ai servizi pubblici e a godere pienamente di quanto sancito dalla nostra Costituzione. Per fare ciò appare evidente come non si possa rinunciare a un lavoro di carattere maieutico: nessun vero cambiamento può realizzarsi senza il coinvolgimento sentito e la partecipazione attiva dei diretti interessati, nei luoghi che essi abitano.

Aver cura dell’esperienza e dei processi educativi impone innanzitutto di aver cura del lavoro educativo, quello che fanno quotidianamente operatrici e operatori.

Significa porsi il problema di identificare le condizioni (sociali, politiche, economiche, professionali, formative) che consentano di porlo in essere.

Significa saper individuare le strategie che consentano di istituirlo, sostenerlo, valutarlo, modificarlo.

Significa avere ben chiaro a quali condizioni educatori ed educatrici possano svolgere quell’azione costante di interrogazione dell’esperienza che consente non solo di progettare nuovi processi educativi, ma anche e soprattutto di giocare, il più consapevolmente possibile, la loro parte nel qui e ora dell’incontro.

L’accumulo di fatica è fisiologico nel lavoro sociale: un peso inevitabilmente legato alla relazione di aiuto e confronto costante con situazioni di fragilità e sofferenza. Questa fatica aumenta esponenzialmente se percepita come insensata, se si distacca dalla dimensione di senso, dalla possibilità di trovare (o ritrovare) il perché del nostro impegno e della nostra disponibilità. 

Creare e difendere TEMPI e LUOGHI di formazione, in cui scambiare e condividere chiavi di lettura e interpretazioni dei fenomeni che incontriamo e in cui si possa ribadire la significatività del nostro esserci come operatori e come servizi è di fondamentale importanza.

I “giovani”  del CNCA ritengono il coordinamento, da questo punto di vista, un luogo essenziale e prezioso: fucina di pensiero, analisi ed elaborazione. Garante di finestre temporali dedicate al confronto di voci e punti di osservazione (inter-generazionali e inter-regionali) necessari per l’aggiornamento continuo e costante. Risorsa per una corretta lettura dei fenomeni in continua evoluzione che impegnano il lavoro quotidiano. Utile a  mappare e costruire prospettive condivise e dialoganti con enti istituzionali e privati. 

L’ultimo, ma di certo non per importanza, tra i punti emersi riguarda la necessità di trovare momenti di supervisione e di soggiornarvi con regolarità, per sfuggire alla trappola, alla tentazione, della ripetizione di azioni già fatte, di progetti già proposti e collaudati, di attività già impostate.

Il lavoro di questo tavolo è stato presentato lo scorso 16 dicembre, durante l’assemblea annuale di CNCA, e raccolto nel documento Comunità accoglienti La co-responsabilità di generare futuro.

Questi sono anche i propositi dell’Università della Strada Gruppo Abele, fin dal 1978!

Buona lettura.

Scarica il documento Comunità accoglienti. La co-responsabilità di generare futuro


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