L’impatto sociale della Riduzione del Danno

Marco Biazzo (Open Impact) presenta i risultati della sperimentazione sulla Valutazione d’impatto sociale a Bologna.

Venerdì è morto un ragazzo che qualche ora prima era nella sede della nostra unità di strada. Poi è uscito a consumare, e da solo è morto. Se non fosse dovuto uscire, ma avesse potuto consumare all’interno di uno spazio protetto, sarebbe ancora qua.

Con queste parole Caterina Pozzi apre la giornata di restituzione della sperimentazione, realizzata con il team di Open Impact, della valutazione di impatto sociale degli interventi di Limitazione dei Rischi e Riduzione del Danno.

La difficoltà nel raccontare un approccio, che spesso si basa su presupposti anti-intuitivi e necessita di argomentazioni controfattuali, come il lavoro di Riduzione del Danno, è un cruccio costante per centinaia di operatori e operatrici in Italia. Molto spesso la possibilità stessa dell’esistenza del loro lavoro è messa a rischio da questa difficoltà. 

Un lavoro che sfugge alle comode rendicontazioni prestazionali che caratterizzano i contesti sanitari in quanto basato sulla relazione. Se c’è qualcosa di complesso da restituire in termini comprensibili è proprio il valore della relazione.

La maggior parte del tempo di un operatore o di un’operatrice di strada è speso in un’articolata forma di dialogo con l’occasionale interlocutore. Un’osservazione densa porta alla luce come questo interlocutore non sia così occasionale, e come riesca a vivere comportamenti a rischio in maggior sicurezza proprio in virtù della consapevolezza che quegli operatori e quelle operatrici, che per lui hanno un nome e una faccia, saranno lì ad aspettarlo qualora ne avesse bisogno, senza vincoli e costrizioni.

La fiducia che si instaura in un setting informale come la strada ha proprio questa caratteristica, accoglie e non vincola, si mette a disposizione e non giudica. 

La continuità della presenza è presupposto fondamentale di questa fiducia, e per garantire quella non è necessario solo trovare le parole per narrare questa complessità, ma essere in grado di dimostrare a chi decide dei bilanci che il lavoro di Riduzione del Danno costituisce anche un vantaggio dal punto di vista economico.

Perché una persona che utilizza sostanze in sicurezza abbassa il rischio di sentirsi male e subire un ricovero ospedaliero o peggio. Perché una persona a cui vengono offerte alternative sarà meno tentata dal mettere in atto atti di micro-criminalità per procurarsi denaro. Perché una persona in condizioni di difficoltà che ha fiducia in qualcuno costituirà un rischio minore per sé stessa e per gli altri.

A questo serve la sperimentazione portata avanti da 12 équipe diverse sul territorio nazionale che intercettano target differenti  e interpretano in modo diverso l’approccio della Riduzione del Danno.

Per questo Luigi Corvo ha sottolineato come oggi CNCA sia l’unica rete in Italia che può vantare le prove della rilevazione delle misurazioni di tipo finanziario assieme a quelle di tipo sociale. Il dato ricavabile dalla rilevazione d’impatto va oltre la logica della rilevazione sociale e mostra che non è una dicotomia quella tra bilancio finanziario/bilancio sociale. 

Lo strumento è ancora in fase di sperimentazione, necessita di essere calibrato e soprattutto di essere diffuso. Da questo punto di vista il problema è capovolto: è agli operatori e alle operatrici sociali che va  spiegato come la diffusione di una cultura del monitoraggio e della valutazione sia un vantaggio, nonché il presupposto per la garanzia del loro lavoro, e non un aggravio di fatica. 

Come accade per tutti gli strumenti, è necessario comprenderne la logica profonda per superare le comprensibili resistenze che accompagnano il suo utilizzo. Il superamento della placidità della routine è elemento fondativo del lavoro degli operatori e delle operatrici che operano in contesti informali, allo stesso tempo la consulenza metodologica e l’accompagnamento formativo sono elementi essenziali all’interno di questo processo. 

L’Università della Strada Gruppo Abele si interessa da anni ai temi del monitoraggio e della valutazione del lavoro sociale e all’impatto sociale che ha l’attività delle centinaia di équipe che ogni giorno, in ogni angolo del paese, si battono affinché nessuno muoia più assumendo qualche sostanza al riparo dagli occhi giudicanti della società.

Clicca qui per vedere il video dei lavori della giornata sul sito di Radio Radicale

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