In vista del forum di Bologna: dilemmi e proposte sul diritto all’abitare

È alla Fabbrica delle “e” del Gruppo Abele che si sono ritrovate un larghissimo numero di persone per assistere al convegno Sguardi e Cantieri dell’abitare – verso il forum nazionale organizzato da  CNCA, Arci, Gruppo Abele, Università della Strada, Arteria e Social Forum Abitare, capofila dell’evento.

L’immagine sulla locandina è evocativa dell’argomento e rimanda ai concetti di costruzione, sinergia, rete, etc. che non sono altro che alcuni degli elementi che formano il tema principale dell’intero convegno: il diritto all’abitare.

Gli obiettivi, esplicitati immediatamente, sono chiari e diretti: incrementare la sinergia tra cittadini, professionisti e non; e cercare di massimizzare il contributo di ognuno dei partecipanti in vista del forum nazionale di Bologna che si terrà tra il 18 e il 20 aprile 2024.

Diversi sono i contributi e le prospettive emerse dagli esperti chiamati a contestualizzare e analizzare il tema della “casa”, nel suo significato più ampio, partendo dal livello europeo fino a giungere a una visione locale del fenomeno nel territorio torinese.

La mattinata si apre con il contributo di Laura Colin esperta senior per programmi URBACT e UIA per la Commissione Europea, ma anche di politiche urbane, inclusione sociale e migrazioni, la quale ha evidenziato il fenomeno dal punto di vista europeo. Finlandia, Germania, Belgio sono alcuni dei paesi che hanno tentato in varie forme di perseguire il diritto all’abitare, il quale sembrerebbe non essere rispettato appieno, per diverse ragioni e in differenti forme, in questi stati. Mediamente, in Unione Europea, il prezzo degli affitti è cresciuto del 37% dal 2010 al 2021 e, sempre mediamente, il 40 % del reddito viene speso per la casa, sia in spese affittuarie che di bollette, mantenimento e ristrutturazione.

Ed è a questa situazione tragica che, per esempio, in Germania, si è risposto con la Alleanza per l’edilizia abitabile e la costruzione, una forma di social market economy che ha coinvolto una moltitudine stakeholders dal privato al sociale, con l’obiettivo di aumentare l’offerta di alloggi accessibili, migliorare le condizioni di abitabilità, e rendere la costruzione più efficiente e meno costosa. Ad oggi non si può dire che questa policy, principalmente orientata al contrasto di misure anti-speculative, si sia rivelata la soluzione per il problema descritto. Lo stesso è accaduto in altri paesi, come Finlandia e Olanda, con altrettanto incerti esiti, nonostante politiche differenti. Conclude Colini: “non è più immaginabile credere che vi sia una sola ricetta per affrontare il fenomeno ma è necessario un “cocktail”, un approccio integrato  che trae innovazione dall’apprendimento di vari contesti, delle matching policies a livello multi-scalare per favorire un cambio paradigmatico che veda il passaggio dal market-fixing al market-shaping, ovverosia da politiche economiche progettate per correggere inefficienze e distorsioni nel mercato ad altre orientate a trasformarlo in modo che sostenga meglio i diritti abitativi e sappia rispondere alle esigenze sociali.

In Italia, tramite le parole di Carlo Cellamare, professore di Urbanistica all’Università “La Sapienza” di Roma, la situazione non risulta essere differente, soprattutto in un contesto che ha visto terminare diverse politiche sull’abitare come il fondo GESCAL (GEStione CAse per i Lavoratori), e l’introduzione di altre assolutamente inadeguate. Allo stesso tempo, il tessuto socioeconomico pare frammentarsi e indebolirsi sempre più marcatamente, dagli indici di povertà assoluta ai tassi di sfratto ritornati al periodo prepandemico.

Da un altro punto di vista, i partecipanti sono stati invitati a riflettere sulle categorie dell’abitare, chi abita le case in questione? Il concetto di famiglia è cambiato: ci sono più single, esperienze di coabitazione, famiglie LGBTQIA+, etc., ciononostante, nelle graduatorie di assegnazione di abitazioni popolari, queste nuove forme dell’abitare siano penalizzate di fronte a forme più canoniche.

Rispetto ad alcune prospettive risolutive, Cellamare propone tre temi che possano fungere da orientamenti e indirizzi da perseguire: la solidarietà urbana, e le varie forme con le quali si manifesta; la dimensione politica, dove città e decisori scelgono sinergicamente e perseguono la volontà di effettuare scelte condivise; e la relazione casa-lavoro, intendendo con questo la necessità di intervenire sulla questione del reddito, dell’occupazione per favorire la promozione dello sviluppo locale dei quartieri.

Non differente risulta essere il territorio piemontese e torinese dalle parole di Pierluigi Dovis, direttore della Caritas diocesana di Torino, il quale descrive una situazione simile, anche dal punto di vista più pratico del diritto all’abitare, esemplificando alcune delle domande di aiuto che la sua realtà riceve, ad esempio attraverso richieste di liquidità per il pagamento dell’affitto ma anche di pura e semplice gestione dell’abitazione in termini burocratici, così come di mantenimento e di cura. Dalla provincia alla realtà metropolitana, il fenomeno del mancato rispetto del diritto all’abitare pare esser trasversale, in particolare rispetto alla necessità di focalizzare il fenomeno in relazione a due macro-temi: la povertà crescente e trasversale (secondo ogni parametro usato per misurarla) e il gap sistemico delle politiche territoriali, contrariamente a un approccio integrato, ideale punto di partenza di qualsiasi intervento.

In conclusione, l’evento ha segnato un punto di incontro importante per affrontare la questione del diritto all'abitare, un tema che interseca profondamente la sfera economica, sociale e politica. Le riflessioni emerse dal contributo di esperti dell’ambito europeo e nazionale, così come le testimonianze del livello locale, hanno delineato non solo la complessità del problema abitativo, ma anche la ricchezza delle prospettive e delle potenziali soluzioni. La crisi abitativa, come emerge chiaramente, non può essere affrontata con approcci monolitici o soluzioni rapide; richiede invece un’azione coordinata che spazi dalle politiche pubbliche innovative al coinvolgimento attivo delle comunità e del settore privato. In questo scenario, l’idea di passare da una logica di market-fixing a una di market-shaping rappresenta un cambio di paradigma fondamentale, che invita a ripensare il mercato dell’abitare come un ecosistema che deve essere curato e indirizzato verso la sostenibilità, l’equità e l’accessibilità.

In vista del forum nazionale di Bologna, è chiaro che la strada da percorrere è ancora lunga e richiede un impegno comune e trasversale. Tuttavia, l’energia e le idee condivise durante il convegno segnano un inizio promettente verso un futuro in cui il diritto all’abitare sia una realtà raggiungibile, ancorato nella solidarietà urbana, nelle scelte politiche condivise e in un’equa relazione tra casa e lavoro. In questo sforzo collettivo, la visione condivisa emersa dal convegno si propone come guida per politiche abitative più giuste e inclusive, in Italia e oltre.

 

 

Leggi la scheda dell’evento:  “Sguardi e cantieri dell’abitare: verso il forum nazionale”

Approfondisci il tema sul sito di CNCA

 

 

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