Fare formazione ed esser formatori... “Saper diventare” in tempi di incertezza

Le competenze si articolano in: Sapere, Saper fare e Saper essere

Sul treno verso Reggio Emilia, dove incontrerò un’equipe che opera nella bassa soglia… e rifletto a fine anno e dopo un percorso di supervisione lungo e articolato, su come si siano intrecciati il “sapere, il saper fare e il saper essere” di questi operatori tenaci e resistenti.

Per loro prende forma la metafora del logos del flusso e divenire, ma questa metafora si può estendere ai tanti operatori che, come formatori, incontriamo in differenti contesti e che condividono davvero il fluire veloce di cambiamenti non sempre desiderati. Le chiavi di lettura di molti fenomeni, che vivono nel tessuto sociale di territori urbani e non, cambiano infatti in modo repentino.

Chi accompagna persone in difficoltà è alla ricerca di coordinate di navigazione anche di carattere lavorativo ed esistenziale, specialmente dopo il lungo periodo della pandemia e delle narrazioni ad essa legata.

Il nostro lavoro si colloca nello stimolante ambito del potenziamento delle competenze, che per chi opera nella relazione di aiuto possono essere lette come l’intreccio di di tre variabili: il sapere (le conoscenze teoriche), il saper fare (le competenze pratiche o abilità) e il saper essere (il modo in cui un individuo mette in campo le precedenti). E’ di grande aiuto riuscire a leggere la dimensione processuale, perché oggi più che mai diviene importante accompagnare il “saper diventare”.  

Ma procediamo per passi… forse a qualcuno potrà suonare distante questa triplice distinzione così cara a chi si occupa di educazione, eppure ci aiuta a pensare a un modo di fare formazione e supervisione che sappia prendersi cura, “I care” direbbe Don Milani.

Di cosa dobbiamo prenderci cura in ambito formativo?  

Di quegli aspetti che lasciano trasparire intrecci virtuosi, stando ben attenti a evitare derive dove “il sapere” oscilla tra l’insalata di teorie e l’iper specialismo e il “saper fare” si trasforma in tecnicismo slegato dalla situazione, o peggio ancora ancorato alle mode del momento. La vera preoccupazione per chi si occupa di formazione è che quel “saper essere” divenga un’opzione reale, e non relegata ad attività personali fatte per buona volontà o in periodi di conclamato burnout.

Se

il fulcro dell’azione di ogni insegnante non deve essere lo svolgimento del programma, ma la valorizzazione delle potenzialità di chi ha di fronte

(sempre citando Don Milani), per un formatore il fulcro deve essere la capacità di creare un contesto di apprendimento individuale e gruppale, capace di favorire l’approccio flessibile, di sapersi trasformare, crescere ed evolvere. Curiosità e creatività divengono quelle abilità che costeggiano i due lati del mancorrente del “saper diventare”.

A fine anno è tempo di bilanci anche per il nostro fare formazione e di essere formatori. Come gruppo di lavoro il nostro obiettivo per il 2024 è quello di articolare la nostra offerta formativa in percorsi di accompagnamento attenti a quella quarta competenza, il “saper diventare”... con la stessa flessibilità, curiosità e creatività che auspichiamo caratterizzi i partecipanti ai nostri corsi.

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