Invecchiare, con il passo lento della possibilità.

Immersi nella natura invernale di una terra rara e bella, un paradiso che di lì a poche settimane avrebbe ceduto il passo ad un inferno, per tutto il mondo. Inverno, primavera, estate e nuovamente autunno. Ad un passo da un nuovo inizio le foglie di ottobre ci indicano la via. Quella della rinascita. Così l’autunno segna ciò che muore per rinascere. Un malore, un ricovero, e la diagnosi di un cuore malato. In pieno viso la fugacità della vita. Ma io e papà scegliamo nella nostra camminata al parco, di trasformare questa fugacità in desiderio di vita.

È un rito che ci regaliamo concedendoci tempo. Quello della contemplazione e non della tristezza.

Il rito del parco, un rito che cura e si prende cura della paura, del dubbio e dell’incertezza. Una passeggiata al parco lungo il fiume. Si cammina vicini, io a sinistra papà a destra, il bastone fedele compagno. Poi le panchine che segnano il desiderio di fermarsi, ma anche quello di essere fermi ad osservare, respirando gentilmente la luce tra le foglie. I colori che cambiano di giorno in giorno, i riflessi di un sole che ancora caldo ci illude che l’inverno sia lontano. Un manto di foglie che effimere rivestono gli ampi prati. E un incontro, gli scoiattoli che fanno capolino tra le foglie dorate. Li guardiamo come amici, che regalano energia e vitalità. Poi ci sono i ricordi, gli aneddoti, il rinnovare gli intenti di arrivare forti a quello che i medici ci potranno proporre.

Desidero che questo rito nel parco duri ancora, e sappia portarci lontano. Dopo una estate verdeggiante e piena di colore ora guardiamo davanti, tra le foglie che trascolorano e diventano piene di sfumature e solarità.

Un padre e una figlia, che incedono a braccetto. A ripercorrere insieme il sentiero dei ricordi. Poi guardano a ciò che ancora non è. Il calpestio delle foglie, la loro musica sotto i passi lenti, ma più veloci nel tratto finale. Sostare e godersi il sole sul viso, ma sentire che nulla potrà realmente affievolire la speranza. Questo rito nel parco di autunno allena le gambe deboli, ma anche la speranza che lottare può esser un antidoto alla rassegnazione. Non invecchia quella tenacia che ha vissuto con papà per tutta la vita. i ricordi dei prati della montagna, la raccolta delle foglie estive, verdi e brillanti. Quelle estati di giochi all’aperto, di camminate, una fila di bambini e papà ad aprire la fila. Batti le mani e batti il bastone. Era la magia che scacciava i serpenti.

Questa estate è stata l’inizio di un una nuova ripresa, i limiti oltre i limiti, ma anche la forza di non darsi per vinti. Michele Do, parroco di montagna, ricordava che nella vita le cose di valore non si perdono, e allora oggi pensavo che sarebbe bello andare lassù, con la neve di inverno. Chi ha dato valore al tempo, chi lo ha colorato e reso vivo, non temerà il tempo ultimo. La foglia verde, in autunno diventa oro, la speranza allora è quella di una sosta in Paradiso

Due riflessioni sul tema dell’invecchiamento, che abbiamo scelto di affrontare in punta di piedi attraverso un racconto. La letteratura scientifica ci descrive due tipi di invecchiamento, uno fisiologico (che fa parte delle stagioni della vita) e uno patologico che è associato a patologie che spesso aggravano la perdita di risorse cognitive, emotive e sociali.

Queste forme sono ad oggi sempre più numerose, e pongono una domanda di assistenza importante, che non sempre può esser garantita nel domicilio. Oggi “grow old gracefully” è una sfida che inizia con il tentativo di prevenire le forme patologiche da una parte, e dall’altra di costruire un tempo di cura che sappia restituire dignità nelle forme severe del decadimento cognitivo e della perdita di autonomie.

Secondo l’OMS (2002), l’invecchiamento rappresenta

il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano.

Allenare un’ottica di invecchiamento attivo, ci aiuta come operatori a non vedere questo processo, solo come decadimento di risorse. Occuparsi di persone anziane richiede esplorare il confine tra invecchiamento fisiologico e patologico.

La diagnosi inoltre va compresa come quel complesso processo, relazionale prima di tutto, che deve creare la possibilità di percorsi di assistenza, che sappiano sostenere persone e familiari in una opportunità. Nel dialogo tra aspetti sanitari e sociali risiede il senso di una proposta formativa, che vi invitiamo ad abitare con lo spirito di chi ha compreso che la foglia verde in autunno diventa oro.

Sguardi generativi all’invecchiamento

19 gennaio dalle 9 alle 16,30

Residenza Anni Azzurri Cit Turin, Via Lorenzo Dalleanni 19, Torino

23 febbraio dalle 9 alle 16,30

Residenza Anni Azzurri Montanaro, Strada Crosa 32, Montanaro (TO)

Partecipano: Simona Vallino: presentazione del corso e dei partecipanti / Cristiana Pregno: Vecchiaia e servizi sociali: responsabilità e sfide / Giuseppina Dassio: Valutazione Multidimensionale e Multiprofessionale dell’anziano nell’Unità di Valutazione Geriatrica / Angela La Gioia: “Quante dita vedi?” La qualità di vita come capacità di vedere risorse / Simona Baracco, Angela La Gioia, Marzia Perrone, Cristiana Pregno, Ivan Severi: 4 atelier in parallelo su Anzianità e famiglia; Anzianità e territorio; Anzianità e qualità della vita; Anzianità e fine vita.

Per iscrizioni: universitadellastrada@gruppoabele.org

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