La corsa della vita. L’eterno ritorno degli spot antidroga
Se rimanessimo in un gergo calcistico, non sarebbe una palla persa quanto un evidente autogol.
Lo spot pubblicato in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, promosso dal Governo italiano e realizzato dal Dipartimento per le politiche antidroga e dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria, che vede come testimonial il commissario tecnico della nazionale italiana di calcio Roberto Mancini, sembra essere un tutorial di come non andrebbe fatta una campagna di prevenzione sul tema. Quindi, o si è peccato di ingenua superficialità, sprecando un’occasione comunicativa, oppure si è intenzionalmente confezionato un prodotto non indirizzato a sensibilizzare i giovani sul tema quanto a sbandierare un’intransigenza a scopi puramente elettorali, per rassicurare la popolazione adulta di un pugno duro che la politica vuole garantire, pugno duro che nei dati attuali di consumo evidenzia la sua inefficacia e cerca di scaricare la repressione sulla fascia giovanile e fragile, ottimo capro espiatorio per precarie dichiarazioni di forza.
Ma torniamo allo spot, dove Mancini si rivolge al pubblico con lo slogan:
Tutte le droghe fanno male. Scegli le emozioni vere.
Il video viene visto da un gruppo di ragazzi che, entusiasmati dal messaggio, decidono a loro volta di moltiplicarlo e di diventare loro stessi autori di un nuovo video, che a sua volta verrà rivisto e apprezzato dall’allenatore azzurro, che inviterà a farlo girare.
Lasciamoci guidare dall’European Prevention Curriculum dell’EMCDDA, l’organismo che per conto dell’Unione Europea monitora il fenomeno della diffusione delle sostanze e delle pratiche di intervento relative a questo campo per l’intero continente, un documento reperibile su Internet dove vengono raccolte le buone pratiche a livello internazionale e le raccomandazioni operative per un’efficace campagna di prevenzione sul tema delle sostanze stupefacenti.
Lo spot in questione, letto attraverso questa griglia di analisi, è un repertorio perfetto di errori, inesattezze e comunicazioni inefficaci: scarsamente pregnante è lo stile paternalistico tipo “io adulto dico a te giovane ingenuo cosa è bene”; poco credibili sono affermazioni assolute che si appellano a TUTTE le sostanze che FANNO SEMPRE MALE, affermazioni perentorie che non aiutano la comprensione e la diversificazione dei diversi profili di uso e dei rischi che realmente si corrono; poco efficace è la demonizzazione assoluta di tutta la dimensione del consumo, strategia che punta alla paura e all’esagerazione maligna che spesso contrasta con l’esperienza diretta dei ragazzi e dei loro pari; assolutamente fuori fuoco risulta la condanna di una generica “droga” in un’etichetta semplificatoria che non rispecchia la complessità e molteplicità delle situazioni di uso (ahimè miseramente naufragata la strategia di identificazione da parte dei giovani spettatori verso i tre poveri protagonisti che, persi in una verde Arcadia, con inspiegabile entusiasmo si coinvolgono anche loro nella crociata contro il Male); involontariamente ironica l’appello a “farla girare” del malcapitato mister a fine spot.
D’altra parte le posizioni di Mancini non sollevano perplessità solo per quanto riguarda l’aspetto di prevenzione, nel presentare lo spot in questione il Ct della nazionale ha avuto modo di elogiare i metodi della comunità Shalom, da tempo oggetto di una terrificante inchiesta condotta da Fanpage nel podcast Shalom, la comunità degli orrori.
Forse ha ragione il giornalista Matteo Bordone che nel suo podcast Tienimi Bordone, in cui commenta eventi quotidiani che lo hanno incuriosito, comprensibilmente non si è lasciato scappare la ghiotta occasione relativa a questa pubblicità progresso (e che invitiamo ad ascoltare):
il video non lo vedrà nessuno, non ha nessuna funzione diretta, serve a farsi vedere mentre lo fai, è il classico contenuto che ha una funzione di sponda, rappresentativa.
Concordiamo amaramente, così come constatiamo quanto sia difficile pensare azioni di prevenzione reale e non formale, capaci di promuovere sensibilizzazione e comprensione sul fenomeno delle sostanze stupefacenti e sul loro uso.
L’esperienza di questi anni come Università della Strada, nei percorsi di formazione e supervisione con le equipe di operatori del pubblico e del privato sociale che si occupano di questi temi e che quotidianamente incontrano i ragazzi e il loro mondo di vita, insieme alla letteratura internazionale ormai consolidata sul tema, trovano spunti di efficacia in azioni che valorizzino il sapere e il protagonismo dei giovani, che puntino ad una dimensione di consapevolezza e di attenzione critica al fenomeno, superino il rischio paternalistico adulto (rappresentato dall’esperto di turno, dall’agente di pubblica sicurezza, dal medico con TAC terrorizzanti, dal racconto biografico della persona ex tossicodipendente) in funzione di una dimensione dialogica e che si fondi primariamente su informazioni corrette, spazi relazionali di dialogo e apprendimento dall’esperienza e il supporto tra pari.
Il commento di Fuoriluogo alla Relazione sulle Tossicodipendenze in Italia presentata dal Governo
Scarica l’European Prevention Curriculum dell’EMCDDA
Ascolta il podcast di inchiesta prodotto da Fanpage Shalom, la comunità degli orrori