Le ragioni di un’assenza. L’indagine sul ritiro sociale di Gruppo Abele e CNR
La settimana scorsa sono stati resi pubblici i dati emersi dai risultati dell’indagine Hikikomori: indagine sul ritiro sociale volontario dei giovani italiani, accompagnati da una guida alla lettura a cura di Leopoldo Grosso (Gruppo Abele) e Sonia Cerrai (Istituto di Fisiologia Clinica del CNR). Allo sviluppo della ricerca, promossa dal Gruppo Abele e dal servizio di supporto educativo per giovani hikikomori “Nove ¾”, ho partecipato attivamente per l’équipe dell’Università della Strada. Al fine di circoscrivere il fenomeno si è scelto di ricorrere all’ESPAD®Italia (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), un corposo questionario somministrato con cadenza annuale agli e alle studenti comprese nella fascia d’età 15-19 di un campione rappresentativo di scuole italiane. Lo strumento di rilevazione si basa principalmente sull’auto percezione e sulle dichiarazioni dei partecipanti ed è stato integrato con un apposito set di domande a cui abbiamo lavorato per diversi mesi durante il 2020. Alcuni dei numeri emersi dalla prima rilevazione contenente il set di domande dedicato al ritiro sociale sono stati ripresi dai mezzi di comunicazione e sono tutt’ora discussi in diverse sedi anche in modo critico.
In questo breve scritto non mi soffermerò su quanto emerso, a tale scopo rimando chiunque fosse interessato ai documenti ufficiali. In questa sede vorrei invece fare un passo di lato e proporre alcune riflessioni sugli strumenti e sulle chiavi interpretative.
Nell’elaborazione di un questionario a più risposte la parte difficile è sempre la costruzione delle possibili alternative. Costruire alternative significa anche suggerire al partecipante l’orizzonte della plausibilità. Se un test a risposta multipla può ospitare la risposta giusta in qualsiasi posizione, la forma di una scala che va da un valore basso a un valore alto trasmette a chi compila l’idea di un’area di non problematicità, un’area “grigia” e una di sicurezza. Non è possibile prescindere da questo livello di consapevolezza, è un limite integrato dello strumento.
Il modo in cui i valori sono settati dice molto di chi ha costruito il questionario: utilizzerò me stesso come esempio per spiegare meglio questo nodo. Sono un uomo bianco con un alto grado di scolarizzazione, di età compresa tra 35 e 40 anni, ho passato la gran parte della mia vita nel centro Italia. Avevo l’età dei soggetti a cui sarebbe stato somministrato il questionario tra la fine degli anni ‘90 e i primi anni del nuovo millennio, un epoca in cui chiamavo il fisso di casa dalla cabina telefonica e possedevo un computer con processore Pentium II e un modem 56k. La permanenza online era estremamente limitata (per lo più notturna) e la comunicazione simultanea tramite video o per iscritto pressoché impossibile. Vivevo in un piccolo paese di provincia, la frequenza scolastica imponeva alzatacce 6 giorni la settimana e un impegnativo pendolarismo. Per di più senza scooter o Apecar sarebbe stato per me impossibile sia andare a scuola che accedere a qualsiasi altra forma di vita sociale che non coinvolgesse le sole altre due persone della mia età che vivevano in quel paese.
La mia idea a proposito della “normale” socialità per un adolescente si è costruita in quel contesto e a partire da lì è stata sottoposta alle varie prove di confronto con le generazioni che mi scorrevano davanti. Nella creazione dei quesiti ci siamo lungamente interrogati su quanto la nostra esperienza ci portasse ad adottare un criterio di “normalità” poco adeguato alla lettura della vita di un adolescente del 2021, e che questo trasparisse concretamente non tanto dalle domande ma dalle risposte a disposizione.
A rendere particolarmente complessa la rilevazione e l’interpretazione del fenomeno “ritiro sociale” è proprio la distanza tra ricercatori e soggetti, soprattutto la non condivisione di orizzonti percettivi simili di “normalità”. È normale avere amici mai visti dal vivo? È normale preferire una sessione di gaming online o la partecipazione a una chat online durante la diretta di uno streamer su Twitch piuttosto che bersi tre Guinnes al pub irlandese? È normale preferire la distanza fisica e l’assenza di odori, sapori e stimoli tattili della fruizione di una chat porno online piuttosto che la nottata in discoteca a caccia di relazioni? È normale porsi queste domande oppure la mia idea di “normalità” sta già indirizzando la risposta?
L’indagine è stata svolta durante la seconda annata pandemica e, nonostante tutte le cautele del caso, non è possibile trascurare l’impatto che il lockdown ha necessariamente avuto sulla popolazione di riferimento: così come quando qualcuno ci chiede di non pensare a un elefante noi non possiamo fare a meno di pensarci, lo stesso per certi versi accade se qualcuno ci chiede di non pensare alla pandemia.
Lo strumento ESPAD®Italia è preziosissimo nella lettura dei trend, e quindi delle trasformazioni nel modo in cui gli adolescenti rappresentano le loro modalità di consumo e di comportamento di anno in anno, sarà quindi nel momento in cui sarà possibile leggere queste trasformazioni che potremo veramente iniziare a interrogarci a fondo sui dati.
È sempre necessario ricordare il senso e i limiti degli strumenti, perchè è solo con il loro corretto utilizzo che sarà possibile immaginare politiche e servizi efficaci nell’affrontare fenomeni che, come nel caso del ritiro sociale, possono avere un impatto drammatico sulla vita delle persone. Allo stesso modo è importante ribadire la dimensione sociale del fenomeno, ed evitare di soccombere ad ansie patologizzanti.
In questo momento siamo in possesso di primi dati a proposito dei numeri di un’assenza, la vera sfida resta quella di comprendere le ragioni di questa assenza, e il modo in cui queste ragioni interagiscono con percezioni diverse in merito a cosa sia normale o meno. Proprio per comprendere queste ragioni è necessario investire nella ricerca e dotarsi di strumenti sempre più precisi, affinché anche i servizi sappiano rispondere in modo sempre più efficace.
Scarica Vite in disparte - Guida alla lettura dei dati, a cura di Leopoldo Grosso e Sonia Cerrai