Lo strumento della supervisione
La supervisione è un percorso di confronto e rielaborazione in cui i gruppi di lavoro vengono accompagnati nel rivedere la loro operatività quotidiana, trarre dall’esperienza i possibili apprendimenti e prospettare insieme possibili strategie per affrontare gli snodi problematici che si presentano nel lavoro quotidiano.
È uno spazio protetto in cui tutti i partecipanti possono esprimersi, è lo strumento attraverso cui i servizi e le organizzazioni si dedicano alla loro “manutenzione”, si prendono cura delle ricadute del loro agire quotidiano.
La supervisione è luogo di produzione di senso. Il lavoro sociale è a fisiologico accumulo di fatica, il peso che inevitabilmente è legato alla relazione di aiuto e alla presenza di fronte alle situazioni di fragilità e sofferenza. La fatica raddoppia se è insensata, se non è collegata alla possibilità di trovare o riscoprire il perché del nostro impegno e della nostra disponibilità. In questo spazio si rinnovano le chiavi di lettura dei fenomeni che incontriamo e si ribadisce la significatività del nostro esserci.
La supervisione è un contenitore che accoglie e rielabora le emozioni degli operatori. Il nostro quotidiano contatto con le persone in difficoltà ci espone ad una forte risonanza emotiva, che non deve essere negata e da cui al contempo non dobbiamo farci travolgere. Nel momento di supervisione è possibile far emergere questi vissuti, dare loro un nome e sentirli insieme ai colleghi. Tutto ciò ci permette di beneficiare e al contempo di governare le nostre passioni professionali, mettendole a disposizione come elementi importanti per capire noi stessi, le persone che aiutiamo e le relazioni che stiamo costruendo con loro.
La supervisione è un dispositivo di possibile revisione del nostro metodo di lavoro. È un tempo sospeso dalla quotidianità, che ci permette di recuperare alcuni passaggi del nostro agire e capire quanto chiari siano i nostri obiettivi, come essi si traducano in azioni e strumenti, quanto siamo coesi nell’applicazione delle pratiche concordate in gruppo, come affrontiamo i problemi e gli imprevisti che costellano il nostro lavoro. Il metodo è la naturale integrazione della nostra passione, e ci aiuta nel dare una forma condivisa all’esperienza di aiuto che vogliamo garantire.
La supervisione è il tempo in cui ognuno di noi può beneficiare del supporto dei colleghi. Spesso la nostra attività prevede impegni individuali, e nella relazione di aiuto possiamo sentire il peso della fatica amplificato da una condizione di isolamento.
La supervisione è l’antidoto al pericolo di solitudine, è lo spazio dove i problemi da “miei” diventano “nostri” e in cui si può sentire la reciprocità del nostro esserci per i colleghi.
Il percorso di supervisione va concordato e costruito insieme ai gruppi di lavoro interessati, per far sì che sia una giusta risposta ai bisogni, valorizzi le competenze presenti e si sintonizzi con il momento di vita del servizio in cui stiamo intervenendo. Può avere una centratura sui casi accolti, supportando l’equipe nel rivedere le ipotesi di analisi e le strategie di intervento, così come può focalizzarsi sulla dimensione metodologica, accompagnando a definire o a modificare le coordinate operative fino a quel momento adottate; può infine concentrarsi sull’equipe e sulle dinamiche relazionali tra colleghi, se si ritiene che queste ultime abbiano in questo momento un effetto perturbante circa il nostro lavoro e necessitino di essere prese in cura.
L’Università della Strada accompagna da anni équipe di operatori del sociale su tutto il territorio nazionale, consentendogli di lavorare meglio e in un clima di maggior benessere dell’individuo e del gruppo.
Scopri di più sul percorso di supervisione portato avanti con l’équipe di Neutravel