Enti pubblici e lavoro sociale
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Lo zaino dell’operatore sociale. Le metafore che curano: Usare le immagini nella relazione d’aiuto
Invecchiamento attivo e domiciliarità
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INTERVENTO
L’Italia è uno dei paesi dell’Unione Europea con le più alte aspettative di vita: agli attuali 13,7 milioni di anziani, pari al 22,8% della popolazione, si prevede nel 2051 un incremento a 19,6 milioni, per un’incidenza sul totale della popolazione pari al 33,2%. Sebbene il processo di invecchiamento della popolazione sia fisiologico e inevitabile nella transizione demografica del paese, è realistico pensare alle conseguenze negative di tipo economico, sociale e sanitarie di questo fenomeno se non sarà adeguatemente accompagnato. Gli anziani sono una delle categorie di popolazione più colpite dalla povertà, più esposta a fenomeni di abbandono e di istituzionalizzazione, più soggetta a malattie invalidanti e degenerative e più coinvolta negli incidenti domestici. Tuttavia, nella ricerca condotta dal Censis (2015) L’eccellenza sostenibile nella tutela delle persone non autosufficienti, viene descritto in modo eloquente cosa sia l’invecchiamento attivo nella nostra società e aiuta a superare stereotipi e luoghi comuni che vedono gli anziani come fragili, poveri e ritirati. La longevità attiva praticata ormai da quote crescenti di persone della terza e quarta età ha cominciato a promuovere una nuova idea di vecchiaia il cui nucleo centrale è che gli anziani non sono un peso passivo di cui sopportare il carico, ma i protagonisti attivi di una fase molto diversa del nostro vivere collettivo. Sempre di più infatti, sono i protagonisti attivi di un welfare delle famiglie e non solo: cura dei nipoti, supporto alla famiglia, anche dal punto di vista economico, cura di altri anziani e il volontariato sono solo alcuni degli ambiti nei quali sono impegnati. La longevità attiva è pertanto il paradigma a cui tendere perché la vecchiaia non può più essere considerata il tratto declinante del ciclo di vita, ma un momento in cui la persona può realizzare la propria soggettività con attività e progetti, presentando l’anzianità come una risorsa a disposizione dell’intera comunità. In questo quadro, la presenza dell’assistente sociale risulta cruciale nella realizzazione di interventi a sostegno degli anziani e della loro domiciliarità, ma il suo ruolo risulta particolarmente complesso perché non si riduce alla sola interfaccia per l’erogazione di servizi e risorse economiche. La sua professionalità si esprime piuttosto nella realizzazione di progetti individualizzati che vedono la partecipazione attiva dei destinatari, tenendo conto del territorio e del contesto. Conoscenze teoriche e pratiche si integrano con quelle relazionali, la complessità dell’intervento necessita di un insieme di azioni finalizzate al mantenimento delle autonomie, all’aiuto domestico, al supporto alla famiglia e alla valorizzazione delle autonomie residue.Un percorso formativo rivolto agli assistenti sociali operanti nell’area anziani deve avere come obiettivi:
Il consolidamento e l’accrescimento delle competenze dell’operatore dei servizi sociali dedicati agli anziani;
L’individuazione di fattori che influiscono sulla qualità di vita dell’anziano non autosufficiente;
L’approfondimento di metodi e strumenti per la valorizzazione e il coinvolgimento degli anziani e i loro caregiver;
La progettazione di interventi a sostegno della domiciliarità al fine di mantenere la permanenza nella propria casa;
La costruzione di metodi di monitoraggio e valutazione adeguati agli strumenti di progettazione individuali.
NUMERO DI INCONTRI E DURATA
6 incontri di 4 ore l’uno.NUMERO DESTINATARI
Tra i dieci e i venti.TIPOLOGIA DI ISTITUZIONE SCOLASTICA
Assistenti sociali operanti nell’area anziani